078508-blue-jelly-icon-business-document8Da ieri sto studiando un progetto OpenSource chiamato PAFlow, creato appositamente per la Gestione Documentale all’ interno delle Pubbliche Amministrazioni. Il progetto è del tutto in linea con le specifiche richieste dalle vigenti normative e promette molto bene. PAFlow è basato su Zope.

Sto testando il software su piattaforma Debian Testing con kernel 2.6.13.4, Python 2.3.5-8. Alcuni moduli necessari all’ esecuzione di PAFlow non si trovano nei repositories ufficiali Debian e ho deciso di installarli a partire dai sorgenti.

Aggiornamento: dopo varie peripezie ho ottenuto una installazione QUASI funzionante, ma perchè la documentazione è così lacunosa? :-/

29 risposte

  1. Perchè siamo molto impegnati a finire il progetto stesso, e si fa quello che possiamo per dare anche la documentazione (che speriamo di rilasciare nei prossimi giorni, BTW…)

  2. Innanzi tutto grazie per la risposta: inaspettata quanto gradita. nel frattempo mi sono iscritto alla mailing list. 🙂

  3. Ciao, ma dove lo trovo paflow? nei repository non c’è… e il download dal sito non si può fare…

  4. Ciao Paolo,
    Ho visto che PaFlow è un progetto non distribuito.
    Sto cercando altri software su cui fare dei test e mi sono imbattuto in PyPaPi e e-Prot.
    Entrambi sembrano validi ma hanno un supporto, per chi non è proprio più che smaliziato con Linux, non molto consistente…
    Conosci altre soluzioni?

  5. per rispondere ad Antonio, si paflow, sulla carta e’ un progetto open source… ma in effetti per una decisione deprecabile, e’ stato tolto dai siti ufficiali dove prima era possibile scaricarlo e ora lo si puo’ comperare (penso) solo da un fornitore…
    cose che possono succedere solo in Italia …

  6. Se la cosa vi può interessare la ns. società Logical Objects produce un Software Open Source per la gestione documentale realizzato in linguaggio Java.
    Il prodotto si chiama LogicalDOC http://www.logicaldoc.it
    Si tratta di un sistema Web che è disponibile in versione Community Edition e licenziata.
    Tra le caratteristiche che potrebbero interessarvi c’è il supporto al Protocollo informatico e la gestione della privacy con scadenza delle password, WebDAV, Protocollazione dei documenti, importazione da mailbox e tanto altro.

  7. Ehm opensource non vuol dire per forza gratis.

    Sotto licenza GPL è un’altra cosa..

    Open source = codice aperto .. ossia uno può modificare una virgola e rivendertelo e non va in contro a nessuna legge..

    open source = tu puoi vedere il codice e di conseguenza modificarlo o copiarlo.

  8. Io direi che le pubbliche amministrazioni sono conniventi con i furbi, o meglio, decidono loro a chi fare prendere un progetto e poi spartirsi la torta.
    Paflow, ora e’ gestita da liberologico, che lo da, udite, udite:
    1) sotto gpl alle pa, ma se una pa ne distribuisce i sorgenti, liberologico, non gli fornisce piu’ gli aggiornamenti;
    2) sotto licenza PROPRIETARIA, e secondo loro compatibile con la gpl, che ne vieta qualsiasi forma di modifica.
    Il bello lo sapete qual’e’? Che il progetto e’ stato pagato con i NOSTRI soldi, e poi richiuso, MALDESTRAMENTE, dai tizi in questione.
    Cercando comunque si trovano i sorgenti della versione 2.3 (anche se loro credono di averlo cancelato)

  9. Buonasera,

    Sono Andrea Vecchi, CTO di Liberologico.

    Tengo a precisare alcuni aspetti, che – a mio modo di vedere – sono stati trattati con superficialità nelle discussioni che ho avuto modo di leggere in questo forum:

    a) “Open Source” non vuol dire “liberamente scaricabile da chiunque”
    b) “Open Source” non vuol dire “pagato con soldi pubblici”
    c) Liberologico distribuisce licenze di PAFlow a titolo gratuito (al cliente vengono fatti pagare solo servizi “a contorno”: consulenza, formazione, configurazioni specifiche, personalizzazioni, ecc.)
    d) non è vero che Liberologico non fornisce aggiornamenti del software se la PA (o qualsiasi altro cliente, anche privato) distribuisce i sorgenti di PAFlow (ammesso che possa farlo).

    Liberologico ha acquistato i sorgenti di PAFlow dall’azienda ICube e li ha “tolti” dalla rete proprio per evitare che qualche “sprovveduto” o “sistemista della domenica” ne potesse “parlar male” per il semplice fatto che non è riuscito a installarlo o configurarlo adeguatamente.

    D’altro canto, quando i sorgenti erano liberamente scaricabili (e lo sono sati per diversi anni) nessun “volenteroso sviluppatore della rete” si è mai “scomodato” a scrivere 1 riga di codice da “condividere” con la “comunità”; tanti sono stati invece i privati e le aziende che hanno “sfruttato” il prodotto, a volte anche guadagnando parecchio denaro, senza coinvolgere in alcun modo, nemmeno “a titolo di cortesia”, ICube.

    Come Liberologico abbiamo:
    1) “rilanciato” il prodotto, espandendolo con moltissime funzionalità frutto di ingenti investimenti aziendali (altro che soldi pubblici…)
    2) reso il prodotto e-toscana compliance e iscritto all’albo regionale del riuso
    3) investito pesantemente in marketing e commerciale
    4) garantito un adeguato supporto tecnico ai clienti (con sistemi di trouble-ticketing personalizzati)
    5) istituito piani di formazione sull’utilizzo dello strumento con personale altamente qualificato
    6) redatto la manualistica, istanziando inolte un wiki condiviso con i clienti/utilizzatori

    Infine, come Liberologico, poniamo costante attenzione a tutti i progetti R&D che consentano uno sviluppo del software, e in questo momento – mentre scrivo – stiamo lavorando proprio in questa direzione.

    Spero di aver chiarito alcuni aspetti, certamente poco chiari per mancanza di informazione, e resto a vs disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.

    Andrea Vecchi

  10. Buongiorno,

    sono Paolo Bizzarri, uno dei due lead developer di PAFlow.

    Chiedo scusa al nostro ospite se darò una risposta un po’ lunga, ma sono state fatte alcune affermazioni inesatte sul progetto PAFlow e sulla GPL. Risponderò ai diversi interventi fatti.

    @0disse0

    Capisco che la nostra decisione possa non piacere, ma a posteriori essa è stata assolutamente corretta. Dopo aver chiuso l’accesso abbiamo scoperto n aziende che scaricavano PAFlow, lo offrivano alle PA senza contattarci e poi, in caso di problemi di installazione, scaricavano tutte le colpe sul prodotto finale.

    E’ spiacevole che in Italia esistano soggetti che vivono del lavoro altrui, ma questo è quello che succede e non trovo affatto “deprecabile” cercare di evitare che qualcuno viva del mio lavoro.

    C’erano aziende che usavano le nostre demo online per vendere PAFlow ai loro clienti; nel caso di una grande azienda di telecomunicazioni, la usavano per fare corsi alla PA, senza dirci assolutamente niente: l’abbiamo scoperto un giorno perchè ci ha chiamato il docente, lamentandosi che la demo non funzionava e lui non poteva continuare il corso.

    @Paride

    Non capisco la natura delle affermazioni che fai.

    Il dual licensing è pratica notissima nel mondo del software libero: mi permetto di citare due esempi come MySQL e QT, giusto per andare sul pratico.

    In generale, vorrei dire che sono stupito di vedere tante persone SPIEGARE come un progetto di software libero per la PA dovrebbe essere fatto.

    Preferirei vedere tante persone FARE progetti di software libero per la PA. Ci sarebbero meno polemiche e più software disponibile.

  11. Sono la responsabile mktg e commerciale di PAFlow e, a integrazione delle precisazioni già lasciate dai miei colleghi, mi preme aggiungere un chiarimento ulteriore in merito alle modalità di distribuzione di PAFlow:

    PAFlow è un prodotto libero distribuito con un sistema dual licensing:

    1) viene rilasciato a tutti gli enti pubblici con licenza GNU GPL v2.

    2) viene fornito ai privati con un modello di licenza restrittivo (non in contrasto con la licenza GNU GPL v2), al fine di garantire la corretta gestione del processo di sviluppo, a tutela e garanzia degli investimenti privati e della qualità del software fornito agli enti. In altri termini un’azienda può ottenere Paflow solo dietro stipula di un apposito contratto con Liberologico per un solo uso specifico. Ogni ulteriore utilizzo deve essere disciplinato da contratti appositi caso per caso. In alternativa è possibile stabilire degli accordi di partnership, che vengono concessi solo ad aziende in grado di comprovare solidità finanziaria e capacità tecnica adeguate a garantire livelli di servizio elevati.

    Sempre per motivi di tutela della qualità del software e dei servizi di supporto, il codice sorgente di PAFlow non viene reso disponibile attraverso internet; tale condizione è tuttavia ininfluente rispetto alla definizione di software libero, che fa riferimento alle modalità di LICENZA del prodotto e non di DISTRIBUZIONE del codice sorgente. Pertanto PAFlow non ha costi di licenza (non deve essere corrisposto un canone annuale per l’uso del sistema) e gli unici costi da sostenere sono quelli relativi ai servizi di installazione e configurazione del sistema, formazione e addestramento del personale, assistenza e manutezione annuali, a cura di personale Liberologico o di nostri partner accreditati.

    Spero che a questo punto nessuno abbia più dubbi.

  12. Cari signori Paola Ponticelli, Paolo Bizzarri, Andrea Vecchi,

    a giudicare da quanto scrivete si deduce che siate piuttosto ignoranti su cosa implichi la licenza GPLv2.

    Non c’è modo di distribuire un software con licenza GPLv2 solamente ad una cerchia ristretta di utenti. Non si tratterebbe più di licenza GPLv2, che tra l’altro vi obbliga a pubblicare i sorgenti ed a renderli evidenti a tutti (cosa che evidentemente non fate).
    Sotto questo aspetto siete completamente “illegali”.

    Tra l’altro la gestione di questo progetto di chiara matrice pubblica non è per nulla trasparente.

    Quello che soprattutto non risulta chiaro a chi come voi fa finta di realizzare progetti liberi (non opensource, dato che vi vantate addirittura di usare la licenza GPL) è che il modello economico che dovreste utilizzare è del tutto differente da quello tradizionale: non dovreste farvi pagare la “licenza” (ossia la tradizionale marchetta che non si capisce bene a cosa darebbe diritto) ma piuttosto il lavoro di consulenza necessario per : installazione, manutenzione, supporto, estensioni, ecc.

    Ossia anche se il software è libero voi potete guadagnarci lo stesso perché siete i più bravi e lo sapete rigirare come volete.

    Mi chiedo, per quale motivo sbandierare la GPL se poi in realtà siete un normalissimo venditore di software proprietario (o che magicamente è diventato tale) ?

  13. Gentile sig. Balestra,

    riguardo alla licenza GPL, essa recita:

    “L’utente è tenuto a rendere disponibile il codice sorgente del software alle persone che ne hanno ricevuto una copia o, in alternativa, accompagnare il software con una offerta scritta di rendere disponibile il sorgente su richiesta a prezzo nominale.

    Le versioni modificate di un programma sotto GNU GPL sono soggette al vincolo di copyleft solo in caso di distribuzione, cioè quando il software viene ceduto da un’entità giuridica ad un’altra. Non esiste alcun obbligo di distribuzione, in nessun caso.”

    Infatti, noi forniamo i sorgenti di PAFlow ai nostri clienti.
    E non siamo tenuti a pubblicarli “liberamente sul web”.

    In merito alla sua affermazione:

    “Tra l’altro la gestione di questo progetto di chiara matrice pubblica non è per nulla trasparente.”

    mi piacerebbe che fosse più esplicito, anche per capire se ci sono gli estremi per adire legalmente a seguito delle sue affermazioni.

    Riguardo a quanto afferma successivamente, ossia:

    “Quello che soprattutto non risulta chiaro a chi come voi fa finta di realizzare progetti liberi (non opensource, dato che vi vantate addirittura di usare la licenza GPL) è che il modello economico che dovreste utilizzare è del tutto differente da quello tradizionale: non dovreste farvi pagare la “licenza” (ossia la tradizionale marchetta che non si capisce bene a cosa darebbe diritto) ma piuttosto il lavoro di consulenza necessario per : installazione, manutenzione, supporto, estensioni, ecc.”

    avrà certamente potuto leggere nei nostri post che il modello che lei ci invita a perseguire in modo così lungimirante è esattamente quello che noi seguiamo, ossia vendere servizi di installazione, supporto, estensioni, eccetera.
    Senza far pagare un euro la licenza di PAFlow.
    Quindi davvero non capisco la sua domanda. O forse non ha letto con attenzione i nostri post.

    Cordiali saluti,
    Andrea Vecchi

  14. Gentile signor Ballestra,

    la invito ad essere più prudente nelle affermazioni che fa, considerata la scarsa conoscenza del mondo del software libero e delle licenze che i suoi commenti manifestano.

    La sua affermazione che noi saremmo “illegali” è, oltre che offensiva, assolutamente falsa: la licenza GPL è una LICENZA software che regolamenta le modalità d’uso e di trasferimento del software medesimo.

    In particolare, non c’è NESSUN OBBLIGO nella licenza GPLv2 di “pubblicare i sorgenti ed a renderli evidenti a tutti”; provi a leggere (per la prima volta, direi) la licenza GPLv2 e a trovare un obbligo in tal senso, e si accorgerà che tale obbligo non esiste.

    Con la licenza GPL noi trasferiamo al cliente il software, il codice sorgente e i diritti d’uso garantiti dalla licenza stessa; diritti che, glieli ricordo, sono quelli di eseguire, studiare, modificare e distribuire il codice sorgente ad altre parti.

    Non abbiamo ALCUN OBBLIGO di pubblicare il codice ad altri che non siano i nostri clienti, nè tantomeno di rendere il software disponibile secondo la stessa modalità di licenza ad altri soggetti. Quello che è possibile fare è che un utente a cui noi abbiamo dato una copia di PAFlow con licenza GPL la trasferisca a terze parti, che ricevono obbligatoriamente il software in licenza GPL.

    E’ invece nella nostra piena facoltà, in quanto produttori del software, fornire il software ai nostri clienti secondo la licenza che ci risulta più conveniente: GPL, MPL, Apache, Berkley o proprietaria; questa è una nostra scelta di business, e non ha niente di “illegale”.

    La invito a leggere le licenze di cui parla, e se non è in grado di capirne il contenuto, a farsi assistere da bravo avvocato esperto in questioni di copyright; la aiuterà ad evitare affermazioni imprudenti come quelle che ha fatto nel suo post.

  15. Gentilissimi signori,
    mi chiamo Adriano Carenza sono un neo imprenditore nel campo della consulenza finanziaria indipendente alle imprese avrei bisogno di porle una domanda. Essendo in fase di start up sto cercando di contenere all’ennesima potenza le spese. Vi chiedo pertanto se sapreste e potreste cortesemente indicarmi una applicazione di document e process management che possa girare su win vista,win7 senza server; possibilmente open source o freeware ed in italiano. La mia necessità è quella di un software in grado di scansionare, archiviare, catalogare e gestire una mole di documenti quali bilanci, atti costitutivi ecc…Ringrazio di vero cuore chiunque possa aiutarmi. adrycar@libero.it

  16. Gentili signori Ponticelli, Bizzarri, Vecchi,

    A proposito di quanto affermate, mi sorge pero’ piu’ di un dubbio, se come penso (e come pare evidente) paflow nasce e viene distribuito open source con licenza gpl v2.
    Vero che esistono software con doppia licenza, ma mi pare che in quei casi la licenza originale con la quale e’ stato distribuito il prodotto non sia la gpl, ma sia invece stata in seguito data la possibilita’ di ottenere/usufruire dello stesso prodotto licenziato sotto gpl, per autorizzazione / scelta del detentore dei diritti: ok, in quel caso, a quanto mi e’ dato sapere, non ci sono problemi di sorta.
    I problemi, nella mia modesta opinione, sorgono invece se si intende distribuire un programma ricevuto con licenza gpl v2 sottoponendo il destinatario ad una licenza contenente ulteriori restrizioni rispetto alla licenza originaria. Riporto semplicemente l’estratto di due articoli della licenza gpl v2, nei quali si evidenzia che “Ogni tentativo di copiare, modificare, sublicenziare o distribuire altrimenti il Programma non è autorizzato” , e che “Non è lecito imporre restrizioni ulteriori all’acquirente nel suo esercizio dei diritti qui garantiti”:


    4. Non è lecito copiare, modificare, sublicenziare, o distribuire
    il Programma in modi diversi da quelli espressamente previsti da
    questa Licenza. Ogni tentativo di copiare, modificare, sublicenziare
    o distribuire altrimenti il Programma non è autorizzato, e farà
    terminare automaticamente i diritti garantiti da questa Licenza.
    D’altra parte ogni acquirente che abbia ricevuto copie, o diritti,
    coperti da questa Licenza da parte di persone che violano la Licenza
    come qui indicato non vedranno invalidata la loro Licenza, purché si
    comportino conformemente ad essa.

    6. Ogni volta che il Programma o un’opera basata su di esso vengono
    distribuiti, l’acquirente riceve automaticamente una licenza d’uso da
    parte del licenziatario originale. Tale licenza regola la copia, la
    distribuzione e la modifica del Programma secondo questi termini e
    queste condizioni. Non è lecito imporre restrizioni ulteriori
    all’acquirente nel suo esercizio dei diritti qui garantiti. Chi
    distribuisce programmi coperti da questa Licenza non e’ comunque
    tenuto a imporre il rispetto di questa Licenza a terzi.

    Cordiali Saluti
    G.L. Sole

  17. I signori l’hanno pensata bene, di fatto non vogliono dare la possibilità ad altri di distribuire il software gratuitamente senza che a loro, ne venga in tasca qualcosa (i loro partner certificati pagano per esserlo, sicuramente) e ancor meno non intedono dare la possibilità ad alcuno che non passi da loro, di fare assistenza.
    Insomma di fatto sono momopolisti della distribuzione e della assistenza…
    Bravi.
    Legale o no non rientra sicuramente nello spirito dell’opensource!

  18. non credo ci siano grossi problemi. Come ogni software opensource su licenza gpl o gpl2, nel momento in cui è rilasciato con codesta licenza, è sicuramente possibile, che il realizzatore del software non sia tenuto a pubblicarne il sorgente. Non è questo il punto.
    Strano e molto pericoloso, per le vostre consulenze nelle pa, che vi abbiano VENDUTO diritti di uso di una licenza gpl, ed ancor più strano apprendere che il progetto originario, è stato finanziato dalle pa perchè fosse su licenza gpl, e non a doppia licenza. Siamo di fronte ad una bella banda di furbini, che hanno probabilmente incassato dei soldi per sviluppare un progetto per commissione opensource, ed ora cercano di rivenderlo a destra e manca come software non libero. Non vedo alcuna applicabilità in questo caso, in quanto non sono in alcun modo differenziabili pa e aziende o privati quando si parla di software su gpl. Contatterò la free software foundation, per sapere se, come fsf italia sia possibile agire legalmente perchè situazioni di questo tipo non si verifichino mai più. Inutile che vi dica che se faccio un giro presso uno dei vostri clienti, qui in toscana ci metterò 3 secondi a copiare il codice e forkarlo da qualche parte, perchè torni ad essere disponibile. In fondo è altamente probabile che questo paflow sia nato come progetto finanziato dai contribuenti… di fatto.. già pagato.

  19. “Infatti, noi forniamo i sorgenti di PAFlow ai nostri clienti.
    E non siamo tenuti a pubblicarli “liberamente sul web”.”

    Quindi… niente impedisce a chiunque di, una volta trovata una copia di PAFlow fornita a una Pubblica Amministrazione, di lavorarci su liberamente, naturalmente se la PA che l’ha ricevuta decida di pubblicarlo. Giusto?

  20. no sbagliato.
    1.Non siete tenuti a pubblicarlo nel web, ma siete tenuti a fornirlo anche alle aziende in gpl. Non potete avvalervi in nessun caso, di doppia licenza per lo stesso software, a seconda della committenza. Potete scegliere di fornire il software in due versioni, a pa e aziende, ma a patto che venga sempre pubblicata la versione gpl. E’ molto precisa la regola a riguardo. VirtualBox, ad esempio ha una versione enterprise, a pagamento, ma è disponibile il sorgente della versione gpl, per qualsiasi tipologia di utilizzatore finale. Mi spiace dirlo, ma l’obiettivo della gpl, richiesta dalla vostra committenza originaria, è rendere il software una proprietà collettiva.. e non è un principio che state perseguendo.
    2.Altra cosa: le P.A. non hanno potere sul software, non è loro. Quindi, a meno di violazione di dati sensibili, o violazione di accesso, non è necessaria alcuna autorizzazione per la pubblicazione di software su licenza pubblica gpl, installato presso terzi.

  21. state violando la licenza gpl, goffamente all’Italiana. Ma in questo caso posso dire con certezza assoluta, che state viaggiando in un terreno molto scivoloso, di cui, penso, non siate pienamente a conoscenza, con possibili risvolti pessimi per la vostra attività. Mi auguro che pensiate bene in quale direzione muovervi per salvaguardare il vostro business, da intraprendibili vie legali, che potrebbero anche ricadere sull’appalto vinto con la pubblica amministrazione.

  22. La differenza tra lopen source e i furbi è che MySql (che avete citato) posso LIBERAMENTE SCARICARLO, RICOMPILARLO, MODIFICARLO e se voglio PARLARNE MALE.
    E a MySql, Sun e Oracle nessuno li avverte e un milione di persone vive del lavoro di pochi.
    Altrimenti, MOLTO MA MOLTO più semplicemente, non si fa un OPEN SOURCE o per lo meno non ci si dichiara tali SOLO per vendere del software agli sprovveduti (!!!) della PA.
    Non vedo perchè non devono prendersi SHAREPOINT, visto che anche M$ se vogliono gli da i sorgenti.
    Ma M$ non è così ipocrita da chiamare il suo SW “Open Source”.
    Soliti ipocriti furbetti.

    E poi… stessimo parlando di un SW così complesso! Bah. Toscani.

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